In Throw me (porfido 10 x 35 x 10 cm installata) l’accento è posto sulle contraddizioni dell’essere uno e molteplice al tempo stesso, sulla perdita di senso derivante dalla scissione e dalla separazione.
Il messaggio insito nei sampietrini, quando sono avulsi dalla loro funzione più consueta di pavimentazione stradale, sembra essere di per sé -in quanto oggetti pesanti, spigolosi, che stanno in una mano- quello di venire lanciati.
Proprio per questa loro essenza non si tratta mai di un lancio neutro, bensì di un gesto distruttivo, violento.
E quello che le tre parti di questa scultura invitano a fare è per l’appunto un gesto forte, brutale, è l’incitazione alla separazione di solo ciò che da unito ha un senso.
Sono infatti proprio le parole che incitano alla separazione dei tre blocchi di porfido, suddivise foneticamente nei suoni che le compongono, a renderli di fatto inseparabili.
Si è costretti dunque a scegliere se obbedire a un impulso che risponde a uno scopo, a una funzione seppur feroce che comporta però una totale perdita di senso o optare per il mantenimento del significato attraverso la non azione.